Era di nazionalità bulgara l'autista di 42 anni morto ieri nel porto di Trieste schiacciato da un container. La triste ragioneria delle morti sul lavoro non conosce requie. Ogni giorno, spesso lontano dai riflettori, muoiono tre o quattro persone a causa di un incidente in fabbrica o in cantiere. Milletrecento all'anno. Almeno ufficialmente. Molti infortuni e decessi, infatti, non vengono neppure denunciati.
A poco più di un mese dalla strage alla ThyssenKrupp di Torino in cui hanno perso la vita sette operai, l'ordinaria emergenza delle morti bianche non si arresta, dunque. Responsabilmente, il Governo all'indomani della tragedia di Torino ha respinto la logica di interventi spot, preferendo accelerare l'attuazione di quella legge delega per la sicurezza sul lavoro (varata lo scorso agosto) che dovrebbe garantire una più attenta politica di prevenzione, maggiori controlli e sanzioni certe contro chi viola le norme anti-infortunio. Ora però va evitato il rischio di cedere all'opposta tentazione del surplace istituzionale e della concertazione a tutti i costi. Mai come in questo caso è necessario decidere e decidere in fretta.


La notte fra il 5 e il 6 dicembre uno scoppio lungo la linea cinque del reparto trattamento termico dello stabilimento torinese della ThyssenKrupp uccideva quattro operai. Tra le fiamme, sviluppatesi a causa della fuoriuscita di olio combustibile dall'impianto, cadevano altri tre operai, deceduti nelle settimane successive. «Un infortunio devastante, senza precedenti», disse il Procuratore capo di Torino, Marcello Maddalena a poche ore dall'incendio. «Una tragedia che non dovrà più ripetersi», promise il presidente del Consiglio, Romano Prodi, il 22 dicembre ai funerali di Rosario Rodinò, 26 anni, la sesta vittima.
L'incidente all'acciaieria ThyssenKrupp è stato uno shock per l'opinione pubblica. Come se, di colpo, avesse svelato al Paese quella che purtroppo è crudele e quotidiana emergenza. Nel 2005 sono rimasti vittima di un infortunio mortale 1.274 lavoratori. Nel 2006, 1.302. Lo scorso anno, secondo l'Inail, i morti potrebbero essere qualcuno in meno. Una magra consolazione.
Le indagini
A poco più di un mese dai fatti l'inchiesta condotta dal procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, sta portando alla luce le omissioni nella gestione della sicurezza in fabbrica da parte della multinazionale tedesca, la quale ha riconosciuto la «responsabilità umana» impegnandosi a sostenere i familiari delle vittime. Occorrerà ancora qualche settimana per completare il quadro istruttorio. Una risorsa utile si sta rivelando la facoltà – concessa dalla legge 123/07 per la sicurezza sul lavoro approvata dal Parlamento ad agosto – di agire nei confronti della società in caso di violazione delle norme anti-infortuni e di applicare le pesanti sanzioni interdittive (dallo stop alle agevolazioni al divieto di contrattare con la Pa) previste dal decreto legislativo 231/01.
Gli indennizzi Inail
L'Inail ha costituito in tempi record le rendite per i familiari delle vittime della ThyssenKrupp. Sono bastati tre giorni rispetto ai 90 di attesa media per questo tipo di indennizzi. Le rendite dovrebbero beneficiare dell'aggiornamento delle tabelle usate come base di calcolo, varato a fine anno con la riforma del Welfare. La necessità di un profondo restyling dell'assicurazione obbligatoria Inail – che prevede premi troppo alti a fronte di indennizzi per infortuni e malattie professionali piuttosto bassi, come segnalato sul Sole 24 Ore del 30 dicembre – è stata sottolineata dagli stessi vertici dell'Istituto. Il Cda Inail, il 20 dicembre, ha approvato all'unanimità una delibera con cui ha chiesto al Governo di destinare a questo scopo una parte degli avanzi di bilancio prodotti in questi anni – circa 12 miliardi – e custoditi in un conto di tesoreria del ministero dell'Economia. Una proposta condivisa dal ministro del Lavoro, Cesare Damiano, che ha ingaggiato un braccio di ferro con il dicastero di Via XX Settembre, restio a svincolare il "tesoretto" dell'Inail.
La legge delega
Damiano si è sempre opposto a interventi spot. All'indomani dell'incidente di Torino, ha però deciso di accelerare l'iter di attuazione delle legge delega 123. Prima della scadenza naturale (maggio 2008), forse entro febbraio, saranno pronti i decreti legislativi indispensabili per rendere operativa quella parte del testo unico sulla sicurezza non entrata in vigore lo scorso 25 agosto. Proprio oggi è in calendario a Roma un incontro tra Governo, parti sociali e Regioni dal quale potrebbe uscire un testo definitivo (o quasi) con le nuove regole sulla prevenzione e sull'apparato sanzionatorio.
I controlli
Se tutti concordano sul fatto che in Italia esistono buone leggi in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, il problema è farle rispettare. Per questo serve più vigilanza. Il Governo Prodi ha provveduto a completare l'organico degli ispettori sul lavoro (3.750). Questo mese saranno assunti gli ultimi 300. Le verifiche nel 2007 sono cresciute rispetto al passato. Per quanto riguarda, per esempio, i lavoratori in nero a ottobre 2007 risultavano già effettuate 22mila ispezioni contro le 23mila dell'intero 2006. Semmai i soggetti chiamati a compiere i controlli sono troppo diversi (ispettori del lavoro, Asl, Vigili del Fuoco) e le competenze risultano spesso frammentate. È molto sentita perciò l'esigenza di un coordinamento. Il decreto indicato dalla legge delega 123 che affida le funzioni di indirizzo ai Governatori regionali è pronto da un paio di settimane in attesa della firma del Presidente del Consiglio.

 

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